La Biomimicry, letteralmente significa: imitazione di ciò che vive, è una disciplina che trae ispirazione dalle soluzioni selezionate ed adottate dalla Natura per tradurle e applicarle nell’ambito dell’ingegneria, dell’architettura, del design e, recentemente, nell’innovazione sociale.
Nell’industria e nelle organizzazioni, le soluzioni basate sull’intelligenza della Natura possono permettere di creare prodotti e servizi più efficienti, resilienti e sostenibili.
Uno dei primi esempi di Biomimicry ci è stato fornito dagli schizzi di una macchina volante disegnati da Leonardo da Vinci il quale si ispirò alle ali degli uccelli.
La Biomimicry è un nuovo approccio di visione e valorizzazione della Natura che promuove il passaggio da “ciò che possiamo ottenere dal mondo naturale” a “ciò che possiamo imparare dal mondo naturale”.
Janine Benyus, co-fondatrice del Biomimicry Institute, biologa e autrice di “Biomimicry: Innovation Inspired by Nature” (il libro che ha fatto conoscere la Biomimicry al pubblico), ha definito la Biomimicry come “l’emulazione consapevole del genio della vita”, il che significa:
Gli animali, le piante e i microorganismi sono degli esperti ingegneri, designers, collaboratori e risolutori di problemi. Sanno cosa funziona e cosa no, ma soprattutto, sanno cosa è in grado di durare nel pianeta terra.
Il principale concetto sostenuto dalla Biomimicry è che dopo 3,8 miliardi d’anni di ricerca e sviluppo e di trial ciò che non funziona è divenuto un fossile e che ciò che ci circonda racchiude il segreto della sopravvivenza.
La Biomimicry è un approccio focalizzato nel convertire le lezioni della Natura in qualcosa di pratico. Secondo Janine Beynus, la pratica di Biomimicry considera la Natura come:
Inventato nel 1941 dall’ingegnere svizzero George de Mestral, ispiratosi ai piccoli fiori di bardana maggiore che si attaccavano saldamente al pelo del suo cane e ai suoi abiti andando a passeggio. Analizzandoli al microscopio, de Mestral notò che questi fiorellini presentavano alla sommità un microscopico uncino, capace di incastrarsi praticamente ovunque trovasse una appiglio naturale. Fu così che, dall’osservazione di questo fenomeno, nacquero le strisce di velcro che tutti noi conosciamo.
Le termiti praticano fori nei loro tumuli per rinfrescarsi nella calda savana africana. Questa strategia ha ispirato gli architetti a sviluppare un centro commerciale in Zimbabwe, l’Eastgate Building Centre di Harare, privo di sistemi convenzionali di ventilazione: nel realizzarlo infatti sono stati applicati i principi dell’auto raffreddamento e della ventilazione osservabili nelle tane delle termiti africane. In questo modo l’Eastgate Centre usa almeno il 10% in meno dell’energia che un edificio di quelle dimensioni normalmente consuma, incarnando un affascinante esempio di efficienza energetica ispirata dalla natura.
Le creste sulle pinne pettorali delle megattere creano un flusso aerodinamico nell’acqua. Tali pinne hanno ispirato la forma delle pale delle turbine eoliche.
Gli scienziati stanno studiando la struttura delle ali della cicala che hanno in sè delle proprietà antibatteriche. Questa struttura potrebbe ispirare l’invenzione di superfici repellenti ai microrganismi particolarmente utili nelle strutture ospedaliere.
Le nanostrutture silicee di questo gruppo di microalghe sta ispirando i ricercatori a creare nuove lenti e pannelli solari.
Un’azienda tedesca ha voluto apportare miglioramenti alle pitture per esterni, riducendone la capacità di assorbire umidità, di favorire l’accumulo di sporcizia e di generare cattivi odori: per fare ciò si è ispirata al fiore di loto, sulle cui foglie l’acqua scivola via dolcemente, ottenendo così il Lotus Effect.
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